Le testimonianze più remote di membri della famiglia Cinuzzi risalgono al ‘500 come si può riscontrare nel seguente testo tratto da : “Cinuzzi, Marcantonio” Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 25 (1981) di Valerio Marchetti. Cinuzzi, Marcantonio. – Figlio di Mariano, erede di una famiglia della nobiltà (iscritta al “monte” dei gentiluomini) che stava allora trasformandosi in famiglia borghese impiegando i propri membri in diverse branche dell’amministrazione repubblicana, nacque a Siena nel 1503. Entrato giovanissimo nell’Accademia degli Intronati con il nome di Scacciato, sembra che abbia ricevuto un’istruzione strettamente umanistica traducendo dal greco in italiano e producendo poesia in lingua latina assieme ai suoi coetanei C. Falconetti e M. S. Pecci. Era, quello proprio il momento nel quale A. Paleario cercava di mettere a punto (e sperimentava) un rigido sistema d’istruzione per la gioventù senese che ricollocasse al primo posto le umane lettere, ormai detronizzate dalla tendenza a privilegiare il volgare in ogni forma di comunicazione. Il codice fondamentale per dare inizio alla ricerca e alla sistemazione della produzione poetica giovanile del Cinuzzi resta il manoscritto C.VI.9 della Bibl. com. di Siena (da p. 127 a p. 217) da integrare con i codd. C.IV.5, H.XI.17, H.X.4, Una informazione da valutare attentamente, nel quadro della storia delle tecniche letterarie italiane degli anni Cinquanta, è l’affermazione del Cinuzzi di essere stato, se non il primo, almeno il secondo a far uso in Italia del “verso” di Orazio Flacco. Sembra infatti attendibile che, prima del CINUZZI, solo Bernardo Tasso abbia avuto presente tale riferimento classico. La vita del Cinuzzi è strettamente intrecciata alla storia della Riforma a Siena e, in particolare, è connessa al problema dell’origine e della dispersione del gruppo dei Sozzini. È possibile scandirla in quattro parti: la prima fase copre gli anni 1544-52 ed è caratterizzata da un’intensa attività culturale che lo portò anche fuori del territorio senese; la seconda comprende il periodo che va dal 1552 al 1560 e vede esprimere il suo più alto livello d’impegno politico e religioso; la terza racchiude il lungo arco di tempo 1561-1578 e contrassegna il riflusso “nicodemitico” seguente la repressione inquisitoriale dell’eresia in Italia; la quarta fase comincia con una carcerazione che indaga sul suo passato religioso e termina con la morte suggellata formalmente dal ritorno in seno alla santa “madre” Chiesa. Non conosciamo la data precisa della morte di Marcantonio Cinuzzi, che però dovrebbe essere di poco posteriore al 1591 (l’ultimo documento pubblico senese che lo ricorda in vita è del 1585; e la dedicatoria del Rapimento di Proserpina è del 1592).
Castello di castellinuzza
“Era un antico castello cinto da basse mura che non sappiamo a qualek famiglia appartenesse. Forse potrebbe essere stato dei Gherardini. Nel 1520 risulta proprietario Bernardo Pierini che lasciò erede Mariotto Pierini nel 1561 e quindi fu di Cipriano Cipriani che morì senza lasciare eredi. Nel 1647 il Magistrato dei Pupilli di Firenze lo mise all’asta quale bene pubblico e venne acquistato da don Sebastiano Cinuzzi, cappellano di Santa Maria del Fiore, per 2’663 scudi. Ancora oggi, in parte, è di questa famiglia. Oggi è detto ‘Castellinuzza’ ma venne anche chiamato col termine più antico di Castellonchio. Questo Castellonchio ci risulta sino dal 1782. Infatti in alcuni documenti si parla di un ‘Castellonchio’, cioè a dire di un castello che esisteva nel territorio vicino o a Casole o a Lamole, senza altri riferimenti.”
Tratto da: – Pievi, Parrocchie e Castelli di Greve in Chianti – di Carlo e Italo Baldini
La “Castellinuzza”
I membri della famiglia Cinuzzi attualmente conducono l’azienda sia con la esperienza della tradizione tramandata da generazioni che con passione e competenza. Eredi di una tradizione pluricentenaria, ufficialmente riconosciuta nel 2011 con la consegna da parte della Camera di Commercio di Firenze del certificato di “Azienda Storica”, si avvalgono anche della competenza e della professionalità di esperti enologi ed agronomi di riconosciuto livello internazionale, per ottenere dei prodotti che raggiungono gli alti livelli qualitativi, riconosciuti e certificati. L’Azienda Agricola Castellinuzza, di esclusiva proprietà dei Cinuzzi, anticamente risultava avere un’estensione molto più ampia dell’attuale, abbracciando territori che si estendevano ben oltre i confini del vicino borgo di Casole fino a lambire il territorio di Lamole. A seguito di successioni e cessioni in dote ai componenti femminili della famiglia, ha attualmente un’estensione di poco superiore ai 22 ht. Una famiglia di mezzadri che ha acquistato pochi anni fa un solo podere donato in dote alla figlia di Cinuzzi Eugenio (1820) ne sta attualmente vantando la quasi totalità.
Castellinuzza si trova in uno dei luoghi magici del Chianti Classico, lungo la strada che da Greve sale verso Lamole con una serie di quinte e scenari che evocano gli sfondi della pittura rinascimentale. Qui vengono coltivati circa 2 ettari di vigneto specializzato con 4 mila vecchie piante di Sangiovese, Malvasia Nera, e Canaiolo secondo il rigoroso disciplinare del Chianti Classico. L’esposizione delle vigne, sulla sommità di un promontorio costantemente ventilato e soleggiato dall’alba al tramonto, la natura del terreno costituita da argillo-scisti che non permettono il ristagno dell’acqua meteorica, il microclima asciutto e ventilato, dove si alternano il caldo del giorno e il fresco notturno sono le caratteristiche che favoriscono l’esaltazione del patrimonio aromatico delle uve conferendogli al tempo stesso il sapore fruttato di giaggiolo e mammola che ne caratterizza il vino della Castellinuzza.
La produzione di olive in terreni posti a questa altitudine rappresenta l’ottimale combinazione tra le piante, il clima ed il terreno. L’assenza di agenti chimici, dovuti al tipo di coltivazione ed alla mancanza di parassiti naturali, non presenti a questa altitudine, contribuiscono notevolmente alla qualità naturale dell’Olio Extravergine di Oliva dell’Azienda Cinuzzi di Castellinuzza. I terreni destinati alla coltivazione ed alla produzione di Vino Chianti Classico e di Olio Extravergine di Oliva sono principalmente composti da scisti marnose, e sono dolcemente adagiati sulle colline del Chianti, conservando in tal modo il giusto grado di umidità e favorendo l’assorbimento di acqua meteorica senza ristagni.